27.1.09


















"La gente ... vuole qualcosa cui appoggiarsi, in modo da sentirsi a suo agio. Vuole qualcosa di sicuro cui aggrapparsi, per salvarsi dal vuoto ... è incapace di cogliere la poesia e il mistero intrinseci all'immagine. Certo lo sente, questo mistero, ma vuole liberarsene. Ha paura."

R. Magritte

22.1.09



(...)

- My nerves are bad to-night. Yes, bad. Stay with me.

- Speak to me. Why do you never speak. Speak.
- What are you thinking of? What thinking? What?
- I never know what you are thinking. Think. -

I think we are in rats' alley
Where the dead men lost their bones.

- What is that noise? -
The wind under the door.
- What is that noise now? What is the wind doing? -
Nothing again nothing.
- Do
- You know nothing? Do you see nothing? Do you
remember

- Nothing? -

I remember
Those are pearls that were his eyes.
- Are you alive, or not? Is there nothing in your head? -

But

(...)


T.S Eliot, The Waste Land

19.1.09






"La luce è la materia del film, quindi nel cinema - l'ho già detto altre volte - la luce è ideologia, colore, tono, profondità, atmosfera, racconto. La luce è ciò che aggiunge, che cancella, che riduce, che esalta, che arricchisce, sfuma, sottolinea, allude, che fa diventare credibile e accettabile il fantastico, il sogno, o, al contrario, rende fantastico il reale, dà miraggio alla quotidianità più grigia, aggiunge trasparenze, suggerisce tensioni, vibrazioni. La luce scava un volto, o lo leviga, crea espressione dove non c'è, dona intelligenza all'opacità, seduzione all'insipienza. La luce disegna l'eleganza di una figura, glorifica un paesaggio, lo inventa dal nulla, dà magia a uno sfondo. La luce è il primo effetto speciale, inteso come trucco, come inganno, come malìa, bottega alchemica, macchina del meraviglioso. La luce è il sale allucinatorio che bruciando sprigiona le visioni; e ciò che vive sulla pellicola vive per la luce. La scenografia più elementare e rozzamente realizzata può con la luce rivelare prospettive inattese, insospettate, e calare il racconto in una atmosfera sospesa, inquietante; oppure, spostando appena un cinquemila, e accendendone un altro in controluce, ecco che ogni senso di angoscia si dissolve e tutto diventa sereno, familiare, rassicurante. Il film si scrive con la luce, lo stile si esprime con la luce."

Federico Fellini, Intervista sul cinema, Laterza

17.1.09

"Ma quando dietro un sorriso leggiadro e seducente si sarà scorta la traccia quasi impercettibile di lacrime cocenti e sincere, solo allora si sarà riusciti a comprendere la verità dell'Iki".


Kuki Shuzo, La struttura dell'Iki, Adelphi

13.1.09

11.1.09

"Sappiate con certezza, che una veridica impressione di bellezza non dovrebbe provocare altro effetto che il silenzio!...insomma, siate sincero, vi è mai venuto in mente di applaudire assistendo al quotidiano , magico spettacolo del tramonto del sole?"


Debussy, Signor Croche antidilettante, Adelphi (/SE)

//http://www.giornalediconfine.net/anno_2/n_3/5.htm

9.1.09

7.1.09

"Hans si sdraiò al sole sulla riva del lago, mentre io, anzichè fare come lui, mi misi a camminare su e giù lungo la spiaggia. Hans aveva incrociato le mani sotto la testa e teneva gli occhi chiusi. Faceva caldo, il sole era alto, pensai che si fosse addormentato. Così non mi curai di lui e rimasi a passeggiare poco lontano, lungo la riva. La sabbia scricchiolava sotto i miei pesanti scarponi da montagna, mi chiesi se il rumore non l'avesse svegliato e mi voltai verso di lui. Hans aveva gli occhi spalancati e guardava fisso i miei movimenti, con un odio così forte da diventare palpabile. Non ritenendolo capace di un sentimento intenso - proprio di questo in lui si sentiva la mancanza - il suo odio mi stupì e da principio non pensai affatto che fosse rivolto contro di me e potesse avere delle conseguenze. Mi fermai, appoggiandomi al parapetto, vicino all'acqua, in modo da poterlo vedere con la coda dell'occhio: Hans taceva e senza muoversi continuava a guardarmi con gli occhi sbarrati, a poco a poco compresi che l'odio gli impediva di parlare. Il suo silenzio era per me una novità, come il sentimento da cui sembrava dettato. Io non mi opposi, lo rispettai, fra noi le parole avevano perso ogni valore, ce n'eravamo scambiate troppe. Questo stato dev'essersi prolungato per un bel pezzo. Hans era come paralizzato, ma il suo sguardo no, l'intensità di quello sguardo crebbe a tal punto che mi venne in mente la parola "assassinio". Feci qualche passo in direzione del mio zaino, che era rimasto per terra accanto al suo, lo sollevai e senza neppure mettermelo in spalla mi allontanai. Egli vide che gli zaini non erano più vicini, si sciolse dalla sua rigidità e alzandosi in piedi con un balzo prese il suo. In un attimo lo vidi per via, come lama aperta di un coltello, che scendeva a gran passi, senza degnarmi di uno sguardo, la strada per Jenbach."

Elias Canetti, Il frutto del fuoco - Storia di una vita (1921-1931), Adelphi

6.1.09

no stars



"Fly me to the moon
fly me to a star
But there are no stars in the New York sky
they're all on the ground"

L.Reed and J.Cale - Open house

5.1.09

l'essere umano perfetto cade così.



"Il disonesto sei stato tu Lars, perchè hai visto solo quello che volevi vedere: quello scetticismo che nutrivi per te stesso doveva a ogni costo applicarsi anche a me, volevi smascherarmi e invece hai smascherato te stesso, volevi rendermi umano ma, tesoro mio, non vedi che è quello che sono? E mi hai coinvolto nel gioco, ma hai fatto l'errore di lasciare che mi mettessi sulla difensiva e, come sappiamo tutti, in realtà è l'aggressore che si mette a nudo. E così ti sei sbagliato; e per quanto tu desiderassi il contrario sono stato io a fare lo sgambetto a te, e sei caduto lungo disteso. Come cade l'essere umano perfetto? Ecco, l'essere umano perfetto cade così."

3.1.09



basinski_melancholia

1.1.09

"Il New Musical Express salutò la stella nascente dei Floyd con la richiesta che ogni componente del gruppo elencasse per i lettori del settimanale del pop riconosciuto una serie d'informazioni vitali: peso e altezza; nomi di fratelli e sorelle; animali e hobby; "età d'ingresso nell'industria dello spettacolo"; e i colori, cibi e attori preferiti. La rubrica Life-Lines of the Stars del NME era, dopo tutto, un venerando rito di passaggio, attraverso il quale erano passati i Beatles, gli Stones e i Kinks - per non dire dei Dave Clark Fire e degli Herman's Hermits - nel loro viaggio verso la cima. Ora era il turno dei Pink Floyd.
I singoli Floyd risposero a questo esercizio in maniere tanto diverse quanto rivelatrici. Rick Wright si rivelò di gran lunga il più coscienzioso e onesto - confidando, per esempio, che la sua "Ambizione Professionale" era di "ascoltare una mia sinfonia suonata alla Festival Hall". Nick Mason trasformò il suo questionario in uno scherzo bonario - vale a dire: "Massima influenza sulla carriera: Paura e rum". Roger tradì tracce d'impazienza - scrivendo "mamma e papà", "nessuno" e "multi!" sotto rispettivamente "Nomi dei genitori", "Hobby" e "Colore preferito"; eppure accettava il gioco volentieri (adattandosi persino alla tradizionale pratica d'ogni pop star di posticipare la data di nascita d'un anno). Syd, in contrasto (a parte riconoscere d'avere "un gatto di nome Rover"), tendeva semplicemente a rispondere "Non ne ho" oppure "Tutto" - oppure a lasciare le caselle sconsolatamente vuote."

Nicholas Schaffner, Pink Floyd, lo scrigno dei segreti, Arcana




 

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