"Un muover d'occhi languido e pietoso, senza obbiettivo; un riso tenue, onesto, come se fosse studiato; umile il gesto, moderato ogni volta e contegnoso; un atteggiarsi calmo e dignitoso; un posare con grave atto e modesto; un'avvenenza schietta, manifesto segno di grazie in numero copioso; un renitente osare; una dolcezza; un temer non so che; un umor sereno; un lungo rassegnato patimento: tale specie celeste di bellezza ebbe la Circe, che col suo veleno, la mente mi sconvolse e il sentimento."
(autore = ?, versi citati in La Commedia di Dio, di Joao César Monteiro)
"Io andavo alla casa di Circe e, mentre andavo, mi batteva forte il cuore nel petto. Sulla porta della dea dai bei capelli mi fermai e qui emisi un grido, lei udì la mia voce. Subito uscì dalla casa aprendo le porte splendenti e mi invitava ad entrare: la seguii con l'angoscia nel cuore. Mi condusse a sedere su un trono ornato d'argento, prezioso, bellissimo: per i piedi vi era, sotto, uno sgabello. Preparò per me la bevanda in una coppa d'oro, perchè la bevessi, e vi gettò il farmaco, meditando l'inganno nel cuore. (...) Ma quando prese a bollire l'acqua nel bacile lucente, mi fece sedere in una vasca e dal tripode grande me la versava, mescolandola con acqua fredda, sulla testa e sulle spalle, per togliere dalle mie membra la stanchezza mortale. E dopo che mi ebbe lavato e unto di olio, mi fece indossare una tunica e uno splendido manto e mi condusse a sedere su un trono ornato d'argento, prezioso, bellissimo; uno sgabello vi era sotto, per i piedi. L'acqua per i lavacri portava un'ancella e la versava da una splendida brocca d'oro in un bacile d'argento; accanto dispose un tavolo ben levigato. Venne la dispensiera a portare il pane e molte vivande che con larghezza distribuiva. E mi invitava a mangiare. Ma non lo gradiva il mio cuore, sedevo pensando ad altro, prevedevo sventure nell'animo."
Omero, Odissea, Marsilio
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